La nuova legge sul copyright attualmente in discussione da parte dell’Unione Europea sta scuotendo gli animi di tutti, in particolare di coloro che si occupano di informazione e di creatività sul web.
Potete capire, quindi, quanto noi stiamo sudando freddo! Abbiamo quindi subito provveduto ad approfondire la questione, e capire come questo possa avere effetti concreti sul nostro lavoro e sui risultati per i nostri clienti. Vediamo!
La legge sul copyright, flop colossale o tentativo di tutela della proprietà intellettuale?
Di certo l’intento dei legislatori non è malvagio. Lo scopo di principio è infatti quello di proteggere la proprietà intellettuale, e quindi di preservare il lavoro di tantissimi professionisti che operano in questo settore.
Settore che, soltanto in Europa, impiega circa 12 milioni di lavoratori e genera 509 miliardi di valore aggiunto per il Pil.
Ma le modalità della legge sul copyright? Ecco, forse queste hanno qualche difettuccio. Soprattutto per quanto riguarda la loro portata: enunciare il principio di tutela è un conto, mettere in piedi un sistema che rende di fatto più difficile la condivisione di informazioni è un altro.
Del resto, non è colpa né dei titolari dei diritti né delle piattaforme di condivisione se la situazione è degenerata: il problema è come questi contenuti vengono usati.
Qui la petizione di changecopyright per bloccare la legge
Troppo spesso, infatti, si tende a pensare che qualunque cosa sia presente sul web sia esente da diritti. Questo vale per ogni forma di espressione: immagini, testi, musica, video… ed ecco che tutti si sentono liberi di inserire la canzone che più preferiscono nel loro video su Youtube, di scopiazzare un testo originale che è costato tempo, ricerca e fatica, di utilizzare le immagini che li colpiscono di più per i loro post su Facebook o per il loro articolo.
Tutto questo è sbagliato, ma non è dovuto soltanto al fatto che la legge non sia intervenuta per tempo.
Se già il GDPR ha avuto la sua bella ondata di polemiche, non tanto da parte degli utenti quanto dalle aziende costrette a rivedere la loro policy, la legge sul copyright farà anche peggio. Questo perché stavolta saranno gli utenti a essere “danneggiati” e non tutelati. Le parti si invertono, insomma, ma le dinamiche sono più o meno le stesse.
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I punti caldi
Il testo della legge è abbastanza lungo e complesso, ma ad aver attirato l’attenzione sono in particolare gli articoli 11 e 13, quelli su cui si sono principalmente concentrate le polemiche.
L’articolo 11 disciplina infatti il sistema di condivisione di notizie da parte di Google.
Avete presente quando, ricercando un argomento, è possibile filtrare con la sezione “news”? I risultati restituiti sono articoli di testate giornalistiche o altri tipi di portali, che fino a oggi non ricevevano alcun compenso per questa condivisione di informazioni, eccezion fatta per la pubblicità.
Con la nuova legge copyright, invece, Google dovrebbe:
- Chiedere il permesso alle testate per poter includere le loro pagine nella sezione notizie;
- Pagare un adeguato compenso a queste testate per le informazioni veicolate.
E se Google non volesse farlo? Beh, sarebbe costretto a rinunciare a quel particolare contenuto. Adesso, la domanda sorge spontanea: chi danneggia effettivamente l’articolo 11? Google, che potrebbe comunque deviare su altri contenuti, o l’autore dell’informazione, che si vedrebbe escluso dal più grande motore di ricerca e quasi azzererebbe le possibilità di visita al suo sito? Per colosso di Menlo Park i ricavi della funzione news sono praticamente briciole, per gli editori è tutt’altra storia.
Ancora più controverso è l’articolo 13, chiaro nell’obiettivo ma molto vago riguardo i modi per raggiungerlo. In sostanza, l’intento è quello di creare una tecnologia che permetta di riconoscere la presenza di un contenuto “rubato” e coperto dal diritto d’autore.
Non è chiaro, però, cosa avverrebbe nel momento in cui la violazione sia riconosciuta: la pagina verrebbe oscurata? O l’intero sito? Chi sarebbe l’organo di vigilanza?
Inoltre, applicando l’articolo 13 della legge sul copyright, il pretesto potrebbe essere utilizzato per bloccare in via generale contenuti considerati “scomodi”, ponendo di fatto un vero e proprio limite alla libertà di comunicazione, da sempre pilastro del web.
A chi si rivolge
Non tutto è perduto, però. Se le norme previste sembrano abbastanza restrittive, è anche vero che i destinatari sono confinati in una certa categoria.
Si parla infatti di colossi che guadagnano grazie ai nostri clic e che ospitano pubblicità, quindi: Facebook, Google, Youtube e compagnia bella. Sono invece escluse Wikipedia, che non prevede pubblicità, e le startup, per non gravare sulle loro spalle in un momento difficile come quello dell’avvio di un business.
Certo, se le cose dovessero restare così come sono, la situazione non è per niente rassicurante: Google potrebbe eliminare del tutto il servizio di news per l’Unione Europea, considerando che la legge si applicherebbe anche agli snippet, ossia le anteprime che visualizziamo dai risultati senza entrare nel sito.
Cosa succederà
Come abbiamo detto, non tutto è perduto. La legge sul copyright non entrerà infatti in vigore prima di gennaio 2019. E, anche lì, bisognerà attendere il recepimento da parte dei singoli stati. La legge copyright Italia potrebbe quindi essere leggermente diversa da quanto deciso in sede di Consiglio Europeo il 12 settembre.
Del resto, il governo stesso nella persona del ministro Di Maio ha espresso la sua perplessità riguardanti questa legge.
L’impatto per le altre imprese
Se i grandi colossi dell’informazione e gli editori sono i protagonisti della legge sul copyright, cosa succederà alle imprese che comunicano sul web, cioè la totalità di piccoli, medi e grandi business come i nostri clienti?
Potremmo rispondere: se lasciate fare a noi, niente. Le agenzie di comunicazione hanno proprio il compito di produrre contenuti originali e di costruire una presenza e una reputazione sul web autorevole e d’impatto.
La legge sul copyright non inficerà quindi il lavoro del nostro grafico, che continuerà a produrre immagini e video in accordo con lo stile che abbiamo definito in precedenza. Né inficerà il lavoro della nostra copy, che produce contenuti testuali originali evitando di scopiazzare in giro senza autorizzazione.
Quindi, niente da temere per ora sul fronte comunicazione.
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