I suggerimenti per posizionarsi su Google

Imprenditrice felice per essere primi su google

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Primi su Google? Non è un’utopia: ecco come fare seguendo le best practice

Chiunque possegga un’attività sa bene che ormai essere presenti sul web non è un’opzione, ma l’obbligo. Come ci piace ripetere, se non sei su Google, non esisti, se non per il cliente affezionato che abita a pochi passi da te.

Ma poiché il cliente affezionato non è mai sufficiente per portare avanti un business, parte della tua attività deve concentrarsi proprio sul trovare nuovi clienti.

Sappiamo che questo può avvenire attraverso l’inbound o l’outbound marketing, e che ogni azione trova un riscontro su un determinato tipo di pubblico.

All’interno della categoria dell’inbound marketing, ossia quelle azioni che ci permettono di farci trovare da clienti che ci cercano e non viceversa, il posizionamento Google è uno dei compiti più importanti, e trascurarlo significa perdere potenziali clienti, e quindi denaro.

 

Su Google, ma dove?

A questo punto ti starai chiedendo: “Ma io un sito internet ce l’ho, ma su Google nessuno mi trova!”

Un motore di ricerca come Google – lo spieghiamo qui nell’articolo sull’indicizzazione – non riporta TUTTI i risultati esistenti sul web, ma solo quelli che lui considera rilevanti attraverso un lavoro di analisi effettuato dai crawler.

La “classifica” è ovviamente in ordine di rilevanza rispetto all’argomento ricercato dall’utente, per cui il tuo sito potrebbe trovarsi alla prima, alla seconda, alla cinquantesima o anche nell’ultima pagina (sì, esiste un’ultima pagina).

Va da sé che la stragrande maggioranza degli utenti cercando un argomento si ferma alla prima, alla seconda o al massimo alla terza pagina: addirittura, secondo un’indagine di Chitika, il 91,5% del traffico si concentra nella prima pagina.

Capirai quindi che è FONDAMENTALE posizionarsi bene su Google e non, semplicemente, esserci!

Tieni presente però che il posizionamento dipende anche dal tuo settore di attività: l’abbigliamento per donna, ad esempio, avrà molti più competitor, mentre un’azienda di finitura dei metalli partirà sicuramente più avvantaggiata.

 

Come si scala la classifica?

Una volta capito il problema, c’è da pensare alla soluzione! Se il tuo sito non è tra le prime pagine di Google, significa che qualcosa non va. (Se non riesci a trovare il tuo sito, dovresti ricorrere a un’analisi SEO).

Di sicuro esistono una serie di best practice, redatte da Google per Google, per aiutare un sito a rispondere il più possibile ai criteri utilizzati per determinare il posizionamento.

Questo non significa però che, pur attuandole tutte, il posto in prima pagina sia assicurato.

I fattori che determinano il posizionamento sono infatti conosciuti solo in parte: nessuno possiede la formula magica.

Google se la tiene ben stretta, perché sa che divulgare queste informazioni porterebbe alla realizzazione di siti tutti uguali tra loro, un appiattimento che non gioverebbe a nessuno!

Quello che possiamo fare, quindi, è fare tesoro di quello che sappiamo, sfruttare al meglio le nostre risorse e implementare tutte quelle strategie che rientrano sotto il nome di SEO.

 

best practice google per posizionamento

 

Search Engine Optimization

Questa sigla, che probabilmente avrai già sentito in giro, comprende proprio tutte le best practice di cui sopra: tutte le misure che un sito web dovrebbe adottare per rendersi attraente agli occhi di Google e dell’utente.

NB: non sempre le aspettative di questi due pubblici corrispondono!

I crawler di Google, almeno fino allo scorso anno, avevano un funzionamento basico, che teneva conto di alcune elementi standard come lunghezza dei paragrafi dei testi, ripetizione della parola chiave, velocità di caricamento, inserimento di alt tag…

Agli occhi dell’utente, umano, spesso queste regole sembravano incomprensibili, e anzi rendevano un sito poco attraente: leggere un testo che ripete la stessa parola 10 volte può risultare pesante!

Fortunatamente nel corso degli anni, fino all’uscita dell’ultimo algoritmo, i bisogni di Google e degli utenti sono andati sempre più a collimare, e oggi per posizionare un sito non ci si affida più ai vecchi criteri, ma sempre più alla pertinenza dell’argomento, e quindi alla soddisfazione finale dell’utente.

Questo dà molta più libertà a chi, come noi, si occupa della realizzazione di siti web. Possiamo non solo ascoltare le best practice di Google, ma anche realizzare un qualcosa che rispecchi l’identità dei nostri clienti, il loro tone of voice, il settore di attività e molto alto.

Ma c’è un ma. Il rovescio della medaglia di questi cambiamenti è che il nostro lavoro non può mai essere considerato definitivo. Tra un anno o tre mesi le regole potrebbero cambiare nuovamente, e i siti web dovranno necessariamente essere modificati di conseguenza.

 

Quali sono le best practice

Non bastano certo due righe per descrivere come bisognerebbe strutturare un sito web. Google ha pubblicato le sue linee guida, che restano però abbastanza sul vago e non entrano nel dettaglio tecnico.

Proviamo comunque a fare un piccolo elenco delle cose fondamentali da tenere a mente:

  • Realizzare testi che rispondano alle domande degli utenti, di una lunghezza adeguata rispetto ai testi dei competitor dello stesso settore, sviscerando l’argomento e collegandosi ad altre pagine interne del sito o di altri siti autorevoli;
  • Creare una struttura di facile navigazione, con immagini proprie, portfolio dei lavori migliori e contatti sempre a disposizione;
  • Assicurare velocità di navigazione e predisporre versioni per il mobile;
  • Prevedere strumenti come un blog aziendale per mantenere i contenuti sempre aggiornati.

Un sito che rispetta queste regole ha sicuramente maggiori possibilità di finire nella famigerata prima pagina. Ma come è strutturata?

 

La struttura della prima pagina Google

Essere tra i primi su Google significa anche sfruttare tutte le potenzialità che la prima pagina offre. Se dalla numero 2 in poi le pagine della serp sono tutte uguali, la prima presenta delle caratteristiche particolari.

  • Presenza di annunci pubblicitari. Prima dei risultati organici ciò che vediamo sono le pagine che stanno effettuando delle sponsorizzazioni, in base alla parola chiave che abbiamo digitato. Questo significa che in questa pagina i risultati organici sono davvero pochi!
  • Three local pack. Questa sezione viene definita anche posizione 0, ed è una delle caratteristiche più interessanti della prima pagina.

 

In sostanza, quando si ricerca un business locale, Google fornisce una scheda che contiene quelli che per lui sono i tre migliori risultati. Questi sono posizionati su una mappa e sono corredati dalle informazioni che è possibile ricavare dalla scheda Mybusiness: orari di apertura, recensioni e indirizzo.

Questo consente di avere un quadro molto chiaro e di fare una prima scrematura in base alle esigenze dell’utente.

  • Nel caso in cui non si tratti di una ricerca a carattere locale, sarà invece possibile vedere un altro formato che è quello dell’anteprima. Qui Google inserisce immediatamente sotto il risultato una parte del contenuto ritenuto rilevante, ossia che risponde alla domanda posta dall’utente.

Si tratta di un’arma a doppio taglio: chi digita la ricetta della torta della nonna troverà direttamente tutte le informazioni senza rivolgersi ad altri, ma probabilmente non entrerà nemmeno nel tuo sito.

Si tratta comunque di un ottimo metodo per acquisire awareness e fidelizzare il tuo pubblico!

 

Una pagina alla volta

Tieni presente che il tuo sito non si posiziona in modalità “tutto o niente”, anzi: potrebbe essere in prima pagina per un determinato contenuto e nell’ultima per un altro, proprio perché è ogni singola pagina a essere valutata per la sua qualità.

L’importante è quindi ottimizzare ogni singola pagina del tuo sito, tenersi aggiornati su tutte le novità e… incrociare le dita!

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